Le barriere artificiali rappresentano una soluzione innovativa per promuovere la biodiversità dei fondali marini e incrementare la fauna ittica. La loro efficacia è dovuta in parte al fenomeno del tigmotropismo animale, che rappresenta l’attrazione esercitata da substrati duri e corpi solidi sommersi nei confronti dei pesci. Questo fenomeno è stato studiato e codificato nel 1938 da Breder e Nigrelli, i quali hanno definito il tigmotropismo come il desiderio dei pesci di stare vicino ad un oggetto solido.
In natura, i corpi solidi sommersi sono molto ricercati dai pesci poiché offrono loro riparo e protezione. Il fenomeno del tigmotropismo ha decretato parte del successo delle barriere artificiali, che sfruttano questa attrazione naturale per promuovere la rinascita della vita marina. Infatti, la presenza di barriere artificiali aumenta l’offerta di substrati duri nei fondali marini, attirando molte specie ittiche che vi trovano rifugio e luoghi di riproduzione. Inoltre, l’efficacia delle barriere viene aumentata e completata dall’impedimento fisico che esse costituiscono per la pesca a strascico, contribuendo così alla protezione degli habitat marini.